La Novella del Buon Vecchio e della Bella Fanciulla e altri racconti by Italo Svevo

La Novella del Buon Vecchio e della Bella Fanciulla e altri racconti by Italo Svevo

autore:Italo Svevo [Svevo, Italo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mauna Kea Edizioni
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Capitolo X

Ed è così che il vecchio si trovò solo di faccia alla sua teoria.

Intanto la prefazione lunghissima all'opera sua era terminata e, secondo lui, era riuscita splendidamente, tanto che la rileggeva continuamente per ricavarne lo stimolo a procedere oltre. In quella prefazione egli s'era soltanto prefisso di provare come l'umanità avesse bisogno dell'opera sua. Egli non sapeva, ma questa era la parte più facile di tale opera.

Infatti ogni opera che intende di creare una teoria si divide in due parti. La prima si dedica alla distruzione di teorie preesistenti o, meglio ancora, alla critica dello stato di fatto esistente, mentre la seconda ha il difficile compito di ricostruire le cose su nuove basi; cosa abbastanza difficile.

Ad un teorista avvenne di aver pubblicato da vivo due interi volumi per provare che le cose procedevano male e nel modo più ingiusto. Il mondo andò per aria e non si regolò neppure quando gli eredi del teorista pubblicarono il terzo volume, postumo, dedicato quello alla ricostruzione delle cose.

Una teoria è sempre una cosa complessa e facendola non si intravvedono subito tutte le sue illazioni. Sorgono dei teoristi che predicano la distruzione di una bestia, per esempio dei gatti. Si scrive, si scrive e non subito ci si accorge che intorno alla teoria, sua conseguenza, pullulano i topi.

Solo molto tardi il teorista capita nell'imbarazzo e, angosciato, si domanda:

– Che me ne farò di questi topi? –

Il mio vecchio era ancora molto lontano da tale imbarazzo.

Niente di più bello e di più fluido della prefazione ad una teoria. Il vecchio scopriva che alla gioventù a questo mondo mancava qualche cosa che avrebbe reso la gioventù ancor più bella: una sana vecchiaia che l'ami e l'assista. Non mancarono studii e meditazioni anche per la prefazione perché con questa bisognava stabilire tutta l'estensione del problema.

Dunque il vecchio partiva dal principio come la Bibbia. I vecchi – quando non erano ancora tanto vecchi – avevano riprodotto nei giovini se stessi con grande facilità e con qualche piacere.

Passando la vita da uno all'altro organismo era difficile di accertarsi se la stessa s'era elevata o migliorata. I secoli storici dietro di noi erano troppo brevi per trarne l'esperienza. Ma dopo la riproduzione poteva esserci progresso spirituale se l'associazione fra vecchi e giovini era perfetta e se una gioventù sana poteva appoggiarsi ad una vecchiaia sanissima. Scopo del libro era dunque di dimostrare per il bene del mondo la necessità della sanità del vecchio.

Secondo il vecchio il futuro mondo, cioè la potenza dei giovini che questo futuro faranno, dipendeva dall'assistenza e dagli insegnamenti dei vecchi.

La prefazione aveva anche una seconda parte. Se il vecchio avesse potuto ne avrebbe fatte molte parti. La seconda cercava di provare il vantaggio che al vecchio sarebbe derivato da una sua propria relazione pura con la gioventù. Coi figli la purezza era facile, ma non poteva mica essere impura coi compagni dei figli. Il vecchio – se puro – sarebbe vissuto più sano e più a lungo, ciò che secondo lui sarebbe stato una bella utilità per la società.



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